ROSANGELO84
25-05-2013, 00:11
Alla fine... Mi presento.
Ciao a tutti, mi chiamo Angelo da Sabbineta, provincia di mantova e già dall’età di 4 anni avevo la passione per le auto d’epoca.
A 18 anni, conseguita la patente, la disputa era se acquistare una citroen Ds 20 Pallas del 69 o un mercedes 220 Se del 63!!!
Non vi dico le liti in famiglia, perché come neopatentato dovevo iniziare per forza con la punto, nonostante allora non ci fossero ancora leggi che disciplinassero norme così restrittive per i neopatentati. Così decisi che finchè l’unica auto che potessi guidare fosse stata la punto, mi sarei rifiutato di guidare. Nel frattempo, la prima macchina che ho avuto la possibilità di guidare fu una lancia Appia del 1961.
L’aveva presa mio padre in società con mio cugino e qualche sabato ogni tanto, avevo il permesso per fare un giro con lei. Non furono anni facili.
La lancia si trovava nel box della fabbrica di mio cugino a circa 3 km da casa mia e tutti i sabati, anche quando il freddo era pungente, andavo in bicicletta fin là per poter fare qualche giro. Con l’occhio sempre sull’orologio tra l’altro, perché prima che tramontasse il sole bisognava averla già riportata in garage, si sa mai che succedesse qualcosa! Ripeto, non furono anni facili…
Purtroppo nel dicembre di quell’anno, mi pare il 2002, venne a mancare lo zio Carlino. Ho scritto una storia a riguardo che è anche stata premiata ad un concorso letterario. Questo zio che abitava a 50 metri da casa mia, aveva comprato negli anni 80 un BMW che avevo visto usare solo qualche volta. Era il classico personaggio che utilizzava un’auto per tutti i giorni ed un’altra per la domenica. I miei cugini, ovvero i suoi eredi, dovevano vendere la casa e la vettura pur di non demolirla, l'avrebbero venduta anche per una cifra simbolica.
In segreto l’andai a vedere, dopo tanti anni che l’avevo vista ed era ancora nuova.
Il conta chilometri segnava 72000. Era la strada che lo zio faceva ogni domenica per andare al bar ed ogni sabato per andare a ballare i lenti nei locali di quegli anni 80 del secondo boom. La comprai e vi giuro che da allora non mi separai più da lei.
Esame di maturità classica. Avevo fatto anni di galera nel liceo di casalmaggione. Non lo farei più sinceramente. Con grandi sforzi raggiunsi il traguardo della maturità con una tesi da 30 punti che mi aveva permesso di passare col 65, proprio per il rotto della cuffia. “La vettura che ha sfidato il tempo”. Era una tesi sulla citroen DS Pallas che ero riuscito a collegare con tutte le materie, tranne geografia astronomica che non era in commissione. Allora mia madre mi prestò una cifra giusto sufficiente per acquistare quella DS dal concessionario Bottoli di Bozzolo, che aveva risanato di carrozzeria, ma mai di meccanica né di idraulica.
Dopo il grande lavoro e tutti i difetti che venivano curati con professionalità dai miei due maestri Adamo ed Angelo Ghinzelli, maestri delle citroen d’epoca, dichiarai ai miei amici del double Chevron: “Amo le Citroen perché viaggio in BMW”. E’ la vettura ancora oggi più comoda al mondo ma è veramente inaffidabile come forse nessun altra macchina possa esistere.
In casa, nella mia intendo, c’era già un’auto d’epoca di famiglia oltre al BMW. Era la 112 di mia madre.
Era un prima serie, con i paraurti in metallo, trasformati in plastica dopo che qualcuno le era andato addosso in piazza. Così mia madre, da interista della domenica, la fece verniciare di blu e corredare di due bei paraurti in plastica nera. Per me scelta orribile. Dopo un anno di BMW, smontai tutto il 112 che era ferma da 18 anni in un pollaio in ferro, feci rifare la carrozzeria da dei bravissimi carrozzieri e ripristinata la meccanica, dopo esser stato in ballo con le pratiche di reimmatricolazione, tornai sulle strade con lei.
Erano anni in cui si lavorava ancora, problemi economici non particolari mi permettevano di investire con moderazione nella passione che da sempre amavo e non avevo potuto coltivare e quando vidi in vendita una Lancia Flavia 2000 I.E. mi feci avanti.
Con una cifra moderata potei comprarla visto che era funzionante, ma i ricambi lancia costano ancor più dei ricambi BMW. Forse per questa ragione mi sono disinnamorato di questa casa. I pochi ricambisti (4 in tutta Italia mi pare) vien da pensare abbiano fatto cartello e vendano a prezzi pressoché uguali, i vari componenti.
Dove tenere tutte queste macchine? Esse venivano ricoverate nel garage di mia zia Raimonda, che per me era stata una seconda mamma e le nostre case di campagna erano divise solo da un cortile ed una strada ghiaiata in comune. Purtroppo si ammalò gravemente a causa dell’età ed i suoi parenti mi cacciarono fuori con minacce e pure venendo alle mani. Non sapevano che alla prima minaccia, mi ero rivolto al maresciallo dei Carabinieri di Sabbioneta che all’epoca fu testimone di quando disse mie zia in perfetta lucidità mentale: “Le macchine a me non danno fastidio, la casa è mia e per tanto stanno li dove sono”. Col tempo non fu più in grado di esprimersi, fu ricoverata e una sera i parenti parcheggiarono dei mezzi agricoli che mai la dentro erano entrati, proprio davanti all’uscita, impedendomi di poter sottarre i miei mezzi al loro controllo, anche per procedere a semplici riparazioni di cui necessitavano. Su questo sito trovate l'intera storia con le foto:
http://forum.ideesse.it/smf/index.php?topic=8421.0
Il giorno seguente dovevo recarmi a Rimini con la Flavia, che si faceva apprezzare per il suo baule, assieme ad un’amica stilista ed ai suoi manichini. Le dissi che si rendeva necessario il suo intervento per spostare il trattore affinchè potessi uscire sia col Ds che con la Lancia. La povera donna incredula si rese conto di questa situazione e dopo un breve colloquio col responsabile del misfatto, ottenne lo spostamento del trattore. Il giorno seguente partimmo, tornammo a casa e parcheggiai nuovamente l’auto al solito posto estraendo il BMW che aveva tenuto il posto. Non crederete alle mie orecchie se vi dirò che arrivato il giorno di ritirare i manichini, quegli individui che lascio a voi definire, avevano nuovamente parcheggiato il trattore davanti al portone. E via di nuovo la Stilista a chiedere quasi in ginocchio udienza a quello che aveva parcheggiato il trattore appositamente li davanti, il quale concesse solo per lei il privilegio di spostarlo per far uscire il mezzo. Tornati a casa, il trattore era già li davanti. Capii che la mia passione era finita. Lasciare le auto a marcire nel cortile non aveva senso. Dovetti chiamare i carabinieri per costringere quelle brave persone a spostare il trattore, informandoli che la limitazione nei miei confronti a sottrarre le mie auto al loro controllo, rientrava nel reato di appropriazione indebita.
Così vendetti a malincuore la Flavia e nel frattempo una Lancia Beta 2000 HPE con idroguida e tetto apribile, optionals rari su un prima serie, che volava come un Porsche.
L’aveva il Signor Salvaterra che produceva le caldaie per la REX e me l’aveva data, pensate, un anno prima di morire. Vendetti un 450 SEL Mercedes che non avevo fatto in tempo ad intestarmi visti gli sviluppi di queste vicende ed il 220 SE che avevo comprato nel frattempo in gran segreto, senza che nessuno lo sapesse in famiglia, venne nascosto e tutt’ora custodito in località super segreta.
Furono anni non più difficili, ma brutti. Quello che avevo costruito con anni di privazioni, mai in discoteca o a mangiar la pizza fori, passando le ore libere ad ascoltare ed imparare dai Maestri meccanici i segreti del mestiere, stava andando in fumo.
Lottai in famiglia per ottenere il permesso di allargare il portone ed abbattere una parete affinchè potessero entrare un paio di auto. Dopo 6 mesi di lotte e dispetti a vicenda (si perchè in casa mia la ragion non vale, ma solo la ragione del comando) ottenni il permesso di vuotare i rifiuti custoditi nella legnaia. Non erano cose di poco conto, erano proprio rifiuti che per pigrizia erano stati lasciati li, finchè un giorno, non si riuscì più a passare e allora si decisero.
Ma la Pallas,la 112 ed il BMW, nel frattempo avevano sopportato le intemperie di 2 inverni, la neve e la tempesta qualche volta, la pioggia per giorni, il sole cocente dell’estate, che aveva imbarcato la capote di un 2cv preso nel frattempo da una signora che mi chiese aiuto per riparare il suo camper Wolks Wagen e che ormai, presentavano evidenti segni dei danni di quelle brave persone.
Persino il 112, che era stato rifatto di sana pianta pagando e sudando l’ira di dio, iniziava ad avere qualche bolla.
Pensate che sia finita? E invece no. Il 318, che mai mi aveva abbandonato nella sfortuna, raggiunti i 350mila km, decise di cuocersi la testata. Poco male direte voi. Ma avendo perso il lavoro nel frattempo, anche una briciola diventa una montagna. Feci fare tutto in rettifica, in modo che la mia BMW, la mia compagna di vita, potesse continuare a correre sulle strade insieme a me. Se nonché, montata la testata e partito per un giro di prova, la temperatura era andata subito sul rosso e l’acqua, tutta nell’olio. Si erano crepati tutti i filetti dei bulloni nel monoblocco perché la rettifica di Mantova, scoprii dopo incrociando i dati in BMW, mi aveva prescritto dei valori di serraggio IL TRIPLO di quelli previsti dalla casa. (da 33 + 25, avevano riportato 90 + 90). Un motore che consumava mezzo chilo d’olio in oltre 20mila km era da buttare! Non si trovava un M10B da nessuna parte, eccezion fatta per uno in francia ed uno in germania. La rettifica si scusò della svista ma si rifiutò di pagare, asserendo che il lavoro era stato condotto da me e non da loro, per tanto secondo loro, il torto era esclusivamente mio. Iniziammo un contenzioso, nel tentativo di trovare un accordo extragiudiziale. Ma si dimenticavano puntualmente di chiamare o non si facevano trovare. Seppi che la rettifica, a causa del poco lavoro, era destinata chiudere entro pochi mesi e mi venne da pensare che stessero tirando lungo per evitare di pagare. Il tempo era poco. Un intero inverno in 2cv a girare per centinaia di km al giorno nel nord italia senza riscaldamento, coi vetri che si appannavano in notti da non vedere neanche la riga bianca in strada, non lo auguro a nessuno. Pronto con quanto avevo in mano, anche a costo di autodenunciarmi, a far intervenire la GDF, ottenni un monoblocco e pistoni nuovi dalla bmw. Ma pagai Barenatura dell’albero, bronzine di banco e di biella, rettifica volano, frizione, e tutto quanto si rese necessario per un lavoro titanico come quello ad un prezzo da furto…
Ed ora che non ho ancora finito di pagare, e non ho ancora un posto dove metterlo, sto per portare a casa un 320 cabrio del 90 serie e 30, già sapendo non durerà più di un’estate perché lo dovrò vendere. Lo so, bisogna essere malati direte voi e con una storia come la mia, bisognerebbe anzi essere matti da rinchiudere. Ma quando ci penso, non posso fare a meno di pensare a quanto fossero normali le persone che mi hanno rovinato la vita.
Con un sorriso, Angelo Glauco Rosa.
Ciao a tutti, mi chiamo Angelo da Sabbineta, provincia di mantova e già dall’età di 4 anni avevo la passione per le auto d’epoca.
A 18 anni, conseguita la patente, la disputa era se acquistare una citroen Ds 20 Pallas del 69 o un mercedes 220 Se del 63!!!
Non vi dico le liti in famiglia, perché come neopatentato dovevo iniziare per forza con la punto, nonostante allora non ci fossero ancora leggi che disciplinassero norme così restrittive per i neopatentati. Così decisi che finchè l’unica auto che potessi guidare fosse stata la punto, mi sarei rifiutato di guidare. Nel frattempo, la prima macchina che ho avuto la possibilità di guidare fu una lancia Appia del 1961.
L’aveva presa mio padre in società con mio cugino e qualche sabato ogni tanto, avevo il permesso per fare un giro con lei. Non furono anni facili.
La lancia si trovava nel box della fabbrica di mio cugino a circa 3 km da casa mia e tutti i sabati, anche quando il freddo era pungente, andavo in bicicletta fin là per poter fare qualche giro. Con l’occhio sempre sull’orologio tra l’altro, perché prima che tramontasse il sole bisognava averla già riportata in garage, si sa mai che succedesse qualcosa! Ripeto, non furono anni facili…
Purtroppo nel dicembre di quell’anno, mi pare il 2002, venne a mancare lo zio Carlino. Ho scritto una storia a riguardo che è anche stata premiata ad un concorso letterario. Questo zio che abitava a 50 metri da casa mia, aveva comprato negli anni 80 un BMW che avevo visto usare solo qualche volta. Era il classico personaggio che utilizzava un’auto per tutti i giorni ed un’altra per la domenica. I miei cugini, ovvero i suoi eredi, dovevano vendere la casa e la vettura pur di non demolirla, l'avrebbero venduta anche per una cifra simbolica.
In segreto l’andai a vedere, dopo tanti anni che l’avevo vista ed era ancora nuova.
Il conta chilometri segnava 72000. Era la strada che lo zio faceva ogni domenica per andare al bar ed ogni sabato per andare a ballare i lenti nei locali di quegli anni 80 del secondo boom. La comprai e vi giuro che da allora non mi separai più da lei.
Esame di maturità classica. Avevo fatto anni di galera nel liceo di casalmaggione. Non lo farei più sinceramente. Con grandi sforzi raggiunsi il traguardo della maturità con una tesi da 30 punti che mi aveva permesso di passare col 65, proprio per il rotto della cuffia. “La vettura che ha sfidato il tempo”. Era una tesi sulla citroen DS Pallas che ero riuscito a collegare con tutte le materie, tranne geografia astronomica che non era in commissione. Allora mia madre mi prestò una cifra giusto sufficiente per acquistare quella DS dal concessionario Bottoli di Bozzolo, che aveva risanato di carrozzeria, ma mai di meccanica né di idraulica.
Dopo il grande lavoro e tutti i difetti che venivano curati con professionalità dai miei due maestri Adamo ed Angelo Ghinzelli, maestri delle citroen d’epoca, dichiarai ai miei amici del double Chevron: “Amo le Citroen perché viaggio in BMW”. E’ la vettura ancora oggi più comoda al mondo ma è veramente inaffidabile come forse nessun altra macchina possa esistere.
In casa, nella mia intendo, c’era già un’auto d’epoca di famiglia oltre al BMW. Era la 112 di mia madre.
Era un prima serie, con i paraurti in metallo, trasformati in plastica dopo che qualcuno le era andato addosso in piazza. Così mia madre, da interista della domenica, la fece verniciare di blu e corredare di due bei paraurti in plastica nera. Per me scelta orribile. Dopo un anno di BMW, smontai tutto il 112 che era ferma da 18 anni in un pollaio in ferro, feci rifare la carrozzeria da dei bravissimi carrozzieri e ripristinata la meccanica, dopo esser stato in ballo con le pratiche di reimmatricolazione, tornai sulle strade con lei.
Erano anni in cui si lavorava ancora, problemi economici non particolari mi permettevano di investire con moderazione nella passione che da sempre amavo e non avevo potuto coltivare e quando vidi in vendita una Lancia Flavia 2000 I.E. mi feci avanti.
Con una cifra moderata potei comprarla visto che era funzionante, ma i ricambi lancia costano ancor più dei ricambi BMW. Forse per questa ragione mi sono disinnamorato di questa casa. I pochi ricambisti (4 in tutta Italia mi pare) vien da pensare abbiano fatto cartello e vendano a prezzi pressoché uguali, i vari componenti.
Dove tenere tutte queste macchine? Esse venivano ricoverate nel garage di mia zia Raimonda, che per me era stata una seconda mamma e le nostre case di campagna erano divise solo da un cortile ed una strada ghiaiata in comune. Purtroppo si ammalò gravemente a causa dell’età ed i suoi parenti mi cacciarono fuori con minacce e pure venendo alle mani. Non sapevano che alla prima minaccia, mi ero rivolto al maresciallo dei Carabinieri di Sabbioneta che all’epoca fu testimone di quando disse mie zia in perfetta lucidità mentale: “Le macchine a me non danno fastidio, la casa è mia e per tanto stanno li dove sono”. Col tempo non fu più in grado di esprimersi, fu ricoverata e una sera i parenti parcheggiarono dei mezzi agricoli che mai la dentro erano entrati, proprio davanti all’uscita, impedendomi di poter sottarre i miei mezzi al loro controllo, anche per procedere a semplici riparazioni di cui necessitavano. Su questo sito trovate l'intera storia con le foto:
http://forum.ideesse.it/smf/index.php?topic=8421.0
Il giorno seguente dovevo recarmi a Rimini con la Flavia, che si faceva apprezzare per il suo baule, assieme ad un’amica stilista ed ai suoi manichini. Le dissi che si rendeva necessario il suo intervento per spostare il trattore affinchè potessi uscire sia col Ds che con la Lancia. La povera donna incredula si rese conto di questa situazione e dopo un breve colloquio col responsabile del misfatto, ottenne lo spostamento del trattore. Il giorno seguente partimmo, tornammo a casa e parcheggiai nuovamente l’auto al solito posto estraendo il BMW che aveva tenuto il posto. Non crederete alle mie orecchie se vi dirò che arrivato il giorno di ritirare i manichini, quegli individui che lascio a voi definire, avevano nuovamente parcheggiato il trattore davanti al portone. E via di nuovo la Stilista a chiedere quasi in ginocchio udienza a quello che aveva parcheggiato il trattore appositamente li davanti, il quale concesse solo per lei il privilegio di spostarlo per far uscire il mezzo. Tornati a casa, il trattore era già li davanti. Capii che la mia passione era finita. Lasciare le auto a marcire nel cortile non aveva senso. Dovetti chiamare i carabinieri per costringere quelle brave persone a spostare il trattore, informandoli che la limitazione nei miei confronti a sottrarre le mie auto al loro controllo, rientrava nel reato di appropriazione indebita.
Così vendetti a malincuore la Flavia e nel frattempo una Lancia Beta 2000 HPE con idroguida e tetto apribile, optionals rari su un prima serie, che volava come un Porsche.
L’aveva il Signor Salvaterra che produceva le caldaie per la REX e me l’aveva data, pensate, un anno prima di morire. Vendetti un 450 SEL Mercedes che non avevo fatto in tempo ad intestarmi visti gli sviluppi di queste vicende ed il 220 SE che avevo comprato nel frattempo in gran segreto, senza che nessuno lo sapesse in famiglia, venne nascosto e tutt’ora custodito in località super segreta.
Furono anni non più difficili, ma brutti. Quello che avevo costruito con anni di privazioni, mai in discoteca o a mangiar la pizza fori, passando le ore libere ad ascoltare ed imparare dai Maestri meccanici i segreti del mestiere, stava andando in fumo.
Lottai in famiglia per ottenere il permesso di allargare il portone ed abbattere una parete affinchè potessero entrare un paio di auto. Dopo 6 mesi di lotte e dispetti a vicenda (si perchè in casa mia la ragion non vale, ma solo la ragione del comando) ottenni il permesso di vuotare i rifiuti custoditi nella legnaia. Non erano cose di poco conto, erano proprio rifiuti che per pigrizia erano stati lasciati li, finchè un giorno, non si riuscì più a passare e allora si decisero.
Ma la Pallas,la 112 ed il BMW, nel frattempo avevano sopportato le intemperie di 2 inverni, la neve e la tempesta qualche volta, la pioggia per giorni, il sole cocente dell’estate, che aveva imbarcato la capote di un 2cv preso nel frattempo da una signora che mi chiese aiuto per riparare il suo camper Wolks Wagen e che ormai, presentavano evidenti segni dei danni di quelle brave persone.
Persino il 112, che era stato rifatto di sana pianta pagando e sudando l’ira di dio, iniziava ad avere qualche bolla.
Pensate che sia finita? E invece no. Il 318, che mai mi aveva abbandonato nella sfortuna, raggiunti i 350mila km, decise di cuocersi la testata. Poco male direte voi. Ma avendo perso il lavoro nel frattempo, anche una briciola diventa una montagna. Feci fare tutto in rettifica, in modo che la mia BMW, la mia compagna di vita, potesse continuare a correre sulle strade insieme a me. Se nonché, montata la testata e partito per un giro di prova, la temperatura era andata subito sul rosso e l’acqua, tutta nell’olio. Si erano crepati tutti i filetti dei bulloni nel monoblocco perché la rettifica di Mantova, scoprii dopo incrociando i dati in BMW, mi aveva prescritto dei valori di serraggio IL TRIPLO di quelli previsti dalla casa. (da 33 + 25, avevano riportato 90 + 90). Un motore che consumava mezzo chilo d’olio in oltre 20mila km era da buttare! Non si trovava un M10B da nessuna parte, eccezion fatta per uno in francia ed uno in germania. La rettifica si scusò della svista ma si rifiutò di pagare, asserendo che il lavoro era stato condotto da me e non da loro, per tanto secondo loro, il torto era esclusivamente mio. Iniziammo un contenzioso, nel tentativo di trovare un accordo extragiudiziale. Ma si dimenticavano puntualmente di chiamare o non si facevano trovare. Seppi che la rettifica, a causa del poco lavoro, era destinata chiudere entro pochi mesi e mi venne da pensare che stessero tirando lungo per evitare di pagare. Il tempo era poco. Un intero inverno in 2cv a girare per centinaia di km al giorno nel nord italia senza riscaldamento, coi vetri che si appannavano in notti da non vedere neanche la riga bianca in strada, non lo auguro a nessuno. Pronto con quanto avevo in mano, anche a costo di autodenunciarmi, a far intervenire la GDF, ottenni un monoblocco e pistoni nuovi dalla bmw. Ma pagai Barenatura dell’albero, bronzine di banco e di biella, rettifica volano, frizione, e tutto quanto si rese necessario per un lavoro titanico come quello ad un prezzo da furto…
Ed ora che non ho ancora finito di pagare, e non ho ancora un posto dove metterlo, sto per portare a casa un 320 cabrio del 90 serie e 30, già sapendo non durerà più di un’estate perché lo dovrò vendere. Lo so, bisogna essere malati direte voi e con una storia come la mia, bisognerebbe anzi essere matti da rinchiudere. Ma quando ci penso, non posso fare a meno di pensare a quanto fossero normali le persone che mi hanno rovinato la vita.
Con un sorriso, Angelo Glauco Rosa.